2017: anno record per i danni catastrofali
Il 2017 è passato alla storia come l’anno più costoso in assoluto per gli assicuratori sul versante dei danni catastrofali, soprattutto a causa degli uragani nel Nord Atlantico: cicloni, terremoti, tempeste, inondazioni, incendi di boschi e disastri causati dall’uomo sono stati la causa di danni coperti dalle polizze per una somma totale di oltre 140 miliardi di dollari. Le perdite economiche totali hanno raggiunto l’anno scorso 337 miliardi, quasi il doppio dei dodici mesi precedenti e secondo valore più elevato di sempre. La lacuna a livello di copertura si è così attestata a 193 miliardi.
Il quadro cambia radicalmente se si conteggiano le vittime. Nel periodo in rassegna vi sono stati 11.000 morti o dispersi: il numero è uno dei più bassi degli ultimi anni. L’evento più micidiale è relativo agli scoscendimenti e alle inondazioni che a metà agosto hanno interessato la Sierra Leone, con un bilancio di 1141 vittime.
Nel dettaglio, lo studio ha censito 337 catastrofi, di cui 330 naturali e 7 causate dall’uomo. Rispetto alle 180 del 2016 la progressione è stata dell’87%. Il dato medio dell’ultimo decennio è di 190.
Gli eventi più rilevanti dal profilo assicurativo sono stati gli uragani Harvey, Irma e Maria, che hanno interessato Stati Uniti e Caraibi e che hanno causato danni per 92 miliardi di dollari, l’equivalente dello 0,5% del prodotto interno lordo americano, sottolinea Swiss Re. Anche in relazione agli incendi di boschi il 2017 si è dimostrato un anno record: i danni assicurati sono stati di 14 miliardi.
Il confronto con il 2016 è stridente: nell’anno precedente erano infatti 56 i miliardi versati dalle compagnie, praticamente la media degli ultimi dieci anni al netto dell’inflazione – è quanto spiegato dalla società di riassicurazione elvetica Swiss Re nel suo tradizionale studio Sigma. Allo stesso tempo, aumentando l’arco temporale, il totale dei danni economici provocati da catastrofi naturali in Italia dal 1996 al 2016 è ammontato a circa 58 miliardi di dollari, ponendo il nostro Paese al sesto posto nel mondo per danni subiti negli ultimi 20 anni, secondo la ricerca di Ania. Infatti sei dei 10 più costosi terremoti in Europa dal 1970 al 2016 sono avvenuti in Italia.
L’ALTA CRITICITÀ DELL’ITALIA
Il territorio italiano presenta zone con un’alta esposizione ai disastri naturali di larga scala. Da recenti indagini risulta, ad esempio, che il 45% della popolazione e il 50% delle imprese vive e opera in zone a elevato rischio di alluvione; due terzi dei comuni si trova in zone a rischio terremoto e un’analoga percentuale di fabbricati è costruita senza criteri antisismici. Il sistema di copertura dei danni catastrofali adottato in Italia ha fatto sì che fosse sostanzialmente il settore pubblico a coprire i grandi danni avvenuti nel Paese, danni che ammontano ogni anno, in media, a circa 3 miliardi di euro.
In Italia l’estensione delle polizze incendio a copertura delle catastrofi naturali è ancora molto limitata. Gli italiani, in maggioranza, sono comunque favorevoli ad una copertura assicurativa se questa è in grado di garantire risarcimenti certi in tempi rapidi e corrispondenti al valore di ricostruzione delle abitazioni.
COME ASSICURARE LE IMPRESE DAI DANNI CATASTOFALI
I danni catastrofali sono eventi che possono occorrere anche ad aziende considerate “a basso rischio” (basta un banale incendio in un piccolo supermercato). È fondamentale che le polizze abbiano massimali elevati perché anche piccoli sinistri possono comportare costi diretti e indiretti particolarmente ingenti. La consulenza professionale dell’agente può fare la differenza sia in termini di sensibilizzazione delle imprese rispetto all’adeguatezza delle proprie coperture sia in fase di gestione del sinistro.
Per mettere a fuoco la situazione, bisogna fissare quattro punti essenziali per le imprese.
1) Rispetto ad altri eventi l’entità dei danni in questi casi è spesso fatale per l’impresa;
2) per il futuro questi fenomeni estremi sono previsti in aumento;
3) i tassi (quindi i premi) per assicurarsi sono in aumento ed infine
4) purtroppo, lo Stato non riesce più a sostenere economicamente e in modo concreto le aziende colpite.
Le imprese che si affidano a Società di Consulenza come PCA SpA dotate di dipartimento Risk consulting, possono contare oggi su una serie di strumenti di analisi per quantificare il patrimonio, definire l’impatto strategico di un sito e decidere come operare per prevenire o trasferire il rischio.
I fatti recenti, come il terremoto in Emilia Romagna, dimostrano purtroppo che la cultura della gestione del rischio sismico non appartiene alla maggior parte delle aziende. In questo campo, le compagnie assicurative possono svolgere, con adeguati strumenti e competenza, un importante ruolo di sensibilizzazione per impedire che il 40% delle aziende che subiscono un blocco di tre mesi dell’attività falliscano entro due anni dall’evento critico.
IL VALORE DEL RISK MANAGEMENT PER LE IMPRESE
La gestione del rischio passa per prima cosa dalla capacità di prevederlo: da questa presa di coscienza conseguono le azioni di prevenzione e le diverse forme di tutela. Parlando di catastrofi naturali, e in particolar modo di terremoti, risulta oggi evidente come si stiano affinando gli strumenti di analisi forniti dalla scienza a scopo di prevenzione. Ma deve consolidarsi la cultura della tutela del rischio legato a disastri naturali e del valore di una struttura di risk management.