GLI SCENARI ECONOMICI
L’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) stima che, a causa dell’epidemia di COVID-19, nel 2020 il commercio globale diminuirà di una quota compresa tra il 13% e il 32%. La forbice è così ampia perché la contrazione degli scambi commerciali dipenderà molto dall’efficacia delle misure prese dagli stati. Gli economisti dell’organizzazione ritengono che sarà probabilmente una crisi peggiore di quella del 2008. Nell’ipotesi peggiore, la crisi causata dall’epidemia sarebbe simile a quella avvenuta nel 1929, la “Grande Depressione”, ma in un arco di tempo più breve. Al contrario l’ipotesi migliore è quella in cui nella seconda metà dell’anno gli scambi commerciali potranno ripartire.
PER RIPARTIRE
ll punto di partenza per tutti non può che essere l’analisi degli impatti dell’emergenza Covid-19:
Si tratta, cioè, di capire e valutare:
- quali sono stati i punti di debolezza dell’impresa(es. catena decisionale, comunicazione interna, rapporti col personale e con i fornitori, gap tecnologici, incapacità di lavorare a distanza, la scarsa formazione del personale ecc.);
- quali dovevano essere gli asset da preservarecioè quelli più importanti dell’attività e quali influenze abbiano avuto da fattori interni (ad esempio personale, infrastrutture tecnologiche ecc.) ed esterni (fornitori principali, clienti ecc.);
- quali sono stati i tempi di rispostanel ripristinare le normali attività o di contenimento delle perdite;
- quali perdite si siano registrate (in termini di fatturato, incassi potenziali, danni, ecc.)
utilizzando queste informazioni per gestire le future crisi nell’ottica della continuità operativa.
LA RIPRESA PARTE DELL’INNOVAZIONE
In un momento in cui le imprese sono più impegnate a contare i danni del Covid-19 che a produrre utilità, l’unica ancora di salvataggio possibile è alzare l’asticella dell’innovazione: la rivoluzione culturale 4.0 alla quale siamo chiamati da tempo, infatti, non può attendere anche la fine della crisi pandemica.
Un piano di innovazione richiede conoscenza del contesto ed esperienza ma può essere concepito anche a distanza, da quei soggetti – tra cui le assicurazioni – già abituati agli strumenti di lavoro agile; e costituisce senza dubbio il miglior modo di investire tempo e risorse aziendali in questi giorni di stop forzato.
A processi fermi o rallentati, infatti, si possono testare più facilmente gli apporti del cambiamento sui fattori interni (le persone e l’ambiente di lavoro, i processi e la governance), e su quelli esterni (come la compliance normativa o il rapporto con clienti e fornitori); si possono scegliere più efficacemente le cd. tecnologie abilitanti e valutare più semplicemente la portata disruptive dell’innovazione.
L’INNOVAZIONE HA BISOGNO DI SICUREZZA
Fare innovazione in azienda, soprattutto in un contesto così “magmatico”, espone l’azienda stessa ad un’ulteriore dose di rischi, sperimentazioni, incertezze. Ecco perché le assicurazioni svolgono un ruolo che non è solo quello “ex post” per coprire i danni, ma è soprattutto un ruolo di partnership per esplorare “ex ante” le sfide e le criticità all’orizzonte. L’innovazione è sostenibile quando è accompagnata dalla sicurezza, partendo dalla strategia per arrivare fino alle singole azioni e rischi connessi.
PCA, proprio per le sue caratteristiche di curiosità e attenzione all’innovazione, è molto attenta alle nuove forme di assicurazione, come le cyber polizze, perché possono portare in un futuro sempre più prossimo grandi benefici alla propria clientela.
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Grazie per l’attenzione e la lettura!