Gli abbiamo chiesto di raccontare le sue prime impressioni e la sua esperienza, a sei mesi dal suo ingresso nel mondo PCA. Welcome Andrea!
“Sono passati già sei mesi dal mio ingresso in PCA, sei mesi intensi, vissuti all’interno di un mondo per me non del tutto nuovo ma nemmeno così conosciuto e ovvio. Quindici anni di brokeraggio assicurativo alle spalle, svolti ad intermittenza su di un percorso lavorativo lungo trent’anni, e vissuti in due realtà aziendali analoghe ma diverse tra loro, sia come taglio di clientela che, come volumi di affari, non possono certo farti sentire compiuto, anche se costituiscono sicuramente un buon viatico ed un buon biglietto da visita.
Questo retroterra o bagaglio, che dir si voglia, è quello che ha fatto maturare in me il desiderio di continuare lungo questo percorso, per cercare nuovi stimoli ed ampliare il mio sapere, migliorando la mia posizione. E così ho deciso di bussare alla porta di PCA.
Il mio trascorso mi ha sicuramente aiutato ad aprire quella porta (o meglio, a farmela aprire), complice anche l’amicizia fraterna ed il grande rapporto di stima con un futuro collega di PCA, che è stato, innegabilmente, il mio principale sponsor.
Quando sei davanti ad una porta che si apre di fronte a te, devi essere consapevole che c’è sempre qualcun altro dietro quella porta, che ti può lasciare sull’uscio, o che può invitarti a entrare e che, una volta entrato, ti fa sedere e ti chiede di raccontarti, raccontandosi.
Quello che voglio dire è che, se vuoi restare nel posto dove sei arrivato (e dove volevi arrivare) non basta la tua storia passata, devi far forza sulle tue capacità, sui tuoi propositi e sulle tue ambizioni.
Quindi, se da un lato sei tu a scegliere di concorrere per un posto di lavoro e lo ottieni, devi sapere che non hai avuto successo solo perché sei tu, con tutta la tua storia e le tue capacità, ma lo hai ottenuto anche perché qualcun altro, tra gli altri, ti ha scelto, scegliendo di credere nella tua storia, nelle tue capacità, nei tuoi propositi e nelle tue ambizioni.
Per cui ora sono qui, felice di aver potuto scegliere e di essere stato scelto.
Obiettivamente, sei mesi non sono così tanti per comprendere appieno una realtà complessa ed articolata come PCA, ma sono comunque un lasso di tempo sufficiente per capirne molti aspetti significativi.
Peraltro, sono entrato in PCA proprio in un momento molto importante, in cui sempre di più le persone che la compongono sono riconosciute come valore essenziale per l’azienda.
Vedo persone che credono molto in questo cambiamento e penso che ognuno abbia una responsabilità, perché ognuno di noi è un ‘tassello’ importante. Il messaggio positivo che ho colto è che, anche se in azienda siamo tanti, non siamo degli anonimi numeri o, meglio, non dobbiamo sentirci tali), dobbiamo dare sempre il nostro contributo, la nostra energia, anche quando ci sembra di non averne, anche quando pensiamo che non serva.
Se mi chiedessero delle impressioni sui colleghi potrei dire che sono contento, perché ho visto molta preparazione, professionalità e disponibilità tra i vari settori che ci compongono.
Anche dal lato umano trovo che in azienda vi sia molto rispetto …
Si discute, si ride e ci si arrabbia a volte… ma quello che conta è che comunque poi si ritorna sempre ad una dimensione comune e condivisa, dove ognuno è consapevole che alla fine si corre e concorre per fare del proprio meglio, per dare la giusta e migliore consulenza al cliente, e così fidelizzarlo, consolidando e facendo crescere l’Azienda.
Penso che ognuno di noi sia portatore di un’esperienza e di una sensibilità peculiare e penso altresì che questa esperienza e questa sensibilità, qui, in PCA, non possano che accrescersi; ritengo che una new entry come me non debba soltanto prendere ed apprendere da tutti coloro chi qui lavorano o vi lavoreranno, ma deve anche dare.
La contaminazione è un valore che, se ben sfruttato e soprattutto se vissuto reciprocamente e senza pregiudizi, porta sempre ad una crescita per tutti coloro che la vivono.”