RISCHIO DESERTIFICAZIONE:
Coldiretti ricorda che entro la fine del secolo la temperatura media nel nostro Paese potrebbe aumentare tra i 3 e i 6 gradi, producendo una ”estremizzazione” del nostro clima che alterna precipitazioni intense o molto intense a periodi di prolungata aridità. Si tratta di “una evoluzione che si è manifestata in tutta la sua drammaticità già quest’anno – ricorda Coldiretti – con il primo quadrimestre dell’anno segnato da una grave siccità, con circa 1/4 di pioggia in meno, al quale ha fatto seguito un mese di maggio straordinariamente piovoso, con grandine e temporali che hanno provocato pesanti danni alle coltivazioni”.
Il messaggio è chiaro: agire su energia e industria non basta, perché occorre intervenire anche su agricoltura e produzione alimentare.
Ma qui c’è la chiave di volta: l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 3 gradi centigradi può essere raggiunto solo riducendo le emissioni di CO2 di tutti i settori, compresi quello agricolo e alimentare: è quanto sostiene il rapporto speciale su cambiamenti climatici e suolo del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc). Il documento analizza proprio la questione della desertificazione, del degrado del territorio e della conseguente necessità di una gestione sostenibile di quest’ultimo, la sicurezza alimentare e i flussi di gas serra negli ecosistemi terrestri.
La terra stessa presenta un grande potenziale per contrastare la crisi climatica, ma solo attraverso un uso più sostenibile del territorio, la riduzione del consumo eccessivo degli sprechi di cibo, l’eliminazione della deforestazione e della combustione delle foreste, oltre che impedendo l’eccessivo raccolto di legna da ardere. Il 23 per cento delle emissioni di gas serra di origine umana proviene da agricoltura, silvicoltura e altri usi del suolo. Le emissioni sono prevalentemente dovute alla deforestazione, parzialmente compensate da imboschimenti e rimboschimenti e da altri usi del suolo.
Il gap con il climate change resta evidente. Infatti negli ultimi anni gli eventi climatici molto intensi o estremi si sono eccezionalmente intensificati. Il cambiamento climatico è divenuto dunque misurabile a livello globale. Tutto ciò ha mostrato su scala globale le tendenze verso un cambiamento di cui ancora non possiamo prevedere le piene conseguenze, nel breve come nel lungo periodo.
Tali evidenze hanno sospinto con sempre maggior convinzione le istituzioni e le imprese più preparate a porre maggiore attenzione verso il rischio climatico: tra le imprese, il settore assicurativo è per propria natura portato a valutare la pericolosità di minacce emergenti, assumendo un ruolo di opinion leader che può avere la capacità di influenzare i comportamenti a livello generale o individuale.
Ecco perché la gestione del rischio passa, per prima cosa, dalla capacità di prevederlo: da questa presa di coscienza conseguono le azioni di prevenzione e le diverse forme di tutela. Parlando di catastrofi naturali, e in particolar modo di terremoti, risulta oggi evidente come si stiano affinando gli strumenti di analisi forniti dalla scienza a scopo di prevenzione, ma deve consolidarsi la cultura della tutela del rischio legato a disastri naturali.
PCA supporta il proprio Cliente nella valutazione del rischio ambientale correlato all’esercizio della propria attività, tramite un approfondito checkup ed una consulenza analitica, che consente di raggiungere una corretta consapevolezza e trasferire eventualmente il rischio attraverso la stipula di un’assicurazione tailor-made.
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