All’inizio di febbraio il timore per il blocco dei trasporti aveva come epicentro i porti cinesi, in cui migliaia di container erano fermi ad attendere navi che non avevano il permesso di approdo e operatori bloccati dalla quarantena. L’esplosione del Covid-19 in Europa ha spostato il problema nel continente, dove una delle prime reazioni è stata la chiusura dei confini nazionali, inclusi quelli tra le nazioni dell’Unione Europea. La sospensione del trasporto merci ha creato notevoli difficoltà nel mantenere attive le catene di approvvigionamento continentali, necessarie per le imprese attive e soprattutto per garantire il rifornimento dei beni di prima necessità.
LA SITUAZIONE DEL TRASPORTO MERCI
Se il trasporto merci è il primo indicatore dell’andamento dell’economia, le prospettive per il 2020 non sono affatto buone. Secondo il gruppo di ricerca Ti-Insight, nel 2020 il trasporto su gomma potrebbe registrare una contrazione fino al 17%, dovuta primariamente alla diminuzione dell’attività economica (che riguarda tutte le prime cinque economie europee), ad un calo della domanda e alla saturazione dei centri di stoccaggio, a cui si andranno ad aggiungere maggiori costi di trasporto. In un’analisi pubblicata da Ispi, il settore del trasporto merci europeo è considerato il motore di quasi il 27% del Pil e dà lavoro a circa 4 milioni di persone. Il trasporto su gomma, in particolare, protagonista fino all’“ultimo miglio” delle consegne, conta per il 75,3% del totale (contro il 18,7% della ferrovia) e da solo alimenta il 20% del Pil europeo.
Tuttavia la situazione globale e in particolare quella cinese hanno determinato un interessante “cambiamento di rotta”. Secondo quanto riportato nel sito Railfreight.com, nel mese di marzo il numero di container trasportati per via ferroviaria tra Cina e Unione Europea è aumentato del 36% e del 30% il numero dei vagoni aperti – mentre il numero di treni ha segnato un aumento del 15%. La ragione va ricercata nelle difficoltà del trasporto marittimo, che se da un lato sta riprendendo l’attività dopo il blocco per l’epidemia, richiede tempi lunghi di percorrenza non compatibili con i ritardi accumulati per le consegne. Dall’altro lato, il trasporto aereo ha segnato un forte aumento dei prezzi cargo.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
Dai trasporti internazionali ai corrieri, la logistica italiana sta soffrendo oltre misura il COVID-19. Solo nei primi due mesi dell’anno i volumi movimentati si sarebbero ridotti del 35-45% rispetto all’anno precedente; i trasporti merci ferroviari dall’avvio del lockdown hanno subito un calo del 50% dei volumi movimentati, ma anche le attività di corrieri e consegna finale da metà marzo hanno subito una contrazione, con picchi fino al 70%. Per quanto riguarda il cargo aereo, a marzo si è registrata una contrazione del 40-50% rispetto al precedente mese di febbraio, che già aveva risentito del blocco dei traffici da e per la Cina. Il trasporto marittimo registra un calo generalizzato, con punte del 20% nel Nord Adriatico e una contrazione del 10-15% nel Tirreno Centro Settentrionale, ma i dati sono calcolati su merci che fanno riferimento ad ordinativi in giacenza, e per questo si stima che il calo reale sia del 20-30%.
Si prevede una contrazione ulteriore tra il 40 ed il 60% dei volumi residui movimentati rispetto a marzo e aprile. È una tendenza che inizia a rallentare a maggio grazie all’allentamento del lockdown produttivo. Le conseguenze della chiusura produttiva e commerciale potranno essere ridotte solo da una ripartenza, nei limiti delle innegabili esigenze di tutela della popolazione.
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