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L’auto del futuro? Sempre più connessa, secondo i consumatori

L'auto del futuro - PCA Consultative Broker
L'auto del futuro - PCA Consultative Broker

Quando si affronta il tema della mobilità del futuro, la maggior parte degli scenari si basa sul presupposto, spesso ottimistico, che in futuro i consumatori sfrutteranno pienamente i vantaggi di una mobilità autonoma ed elettrica, rinunciando all’utilizzo di combustibili fossili. Se ciò fosse vero, vi sarebbero evidenti benefici, soprattutto per la sostenibilità ambientale.

Rimangono ugualmente alcuni importanti quesiti da affrontare: uno dei più rilevanti, spesso purtroppo trascurato, riguarda l’effettivo orientamento da parte delle persone nei confronti di queste nuove tecnologie.
Ad esempio, quanti consumatori acquisteranno effettivamente un veicolo a guida autonoma?
Questa quota sarà sufficiente a trasformare lo scenario della mobilità su scala mondiale? Oppure le innovazioni tecnologiche e i cambiamenti radicali rimarranno relegati ad un fenomeno di nicchia, in un contesto che apparirà più o meno simile a quello esistente?

In questo articolo vogliamo analizzare la percezione dei consumatori nei confronti dei principali trend del settore Automotive, prendendo le mosse dai risultati del Global Automotive Consumer Study (GACS) 2019 di Deloitte, con uno specifico focus sull’Italia. Ciò che emerge è che sussistono notevoli ostacoli che i player del settore rischiano di sottovalutare, essendo a tal punto focalizzati sulle innovazioni tecnologiche da dimenticarsi di riflettere criticamente sul loro uso effettivo da parte dei consumatori.

LO SCENARIO MONDIALE

A livello globale rallenta la fiducia dei consumatori per la tecnologia a guida autonoma. Si rafforza però il trend della mobilità ibrida/elettrica, trainata dai Paesi orientali (Cina e Giappone) e dall’Italia, al primo posto in Europa. Il nostro Paese si distingue inoltre per l’interesse verso i veicoli connessi, in netto contrasto con il resto d’Europa dove prevalgono i timori legati alla raccolta dei dati personali.

Il nostro Paese si distingue inoltre per una maggiore predisposizione alla connettività a bordo dei veicoli, in netto contrasto rispetto agli altri Paesi europei dove prevalgono i timori legati alla raccolta dei dati personali.

FRENA L’ENTUSIASMO DEI CONSUMATORI PER LE AUTO A GUIDA AUTONOMA

Nel 2017 era stato rilevato un crescente interesse per la tecnologia a guida autonoma (AV, “Autonomous Vehicle”), supportato anche da una netta riduzione di coloro che dubitavano della sua sicurezza (dal 66% al 30% in Italia). Questo cambiamento è stato in parte dovuto alla maggiore esposizione del pubblico a campagne media incentrate su una moltitudine di casi (reali) di successo e sui progressi continui della tecnologia AV. Tuttavia, nel 2018, è emerso qualcosa di inaspettato: anziché ridursi ulteriormente, la percentuale di chi ancora ritiene “non sicura” questa tecnologia è rimasta pressoché invariata in ogni mercato del mondo, compresa l’Italia (quota passata dal 30% al 29%), probabilmente a causa delle stesse campagne mediatiche che avevano precedentemente giovato all’immagine dei veicoli autonomi. Più di 1 italiano su 2 (53%) ritiene, infatti, che le notizie dei (pur limitati) incidenti che hanno coinvolto veicoli a guida autonoma abbiano influenzato negativamente la sicurezza percepita di questa tecnologia. All’estero (UK, Stati Uniti, India, Cina) il dato risulta ancora più marcato ed arriva a quasi due terzi dei rispondenti.

I CONSUMATORI ITALIANI SONO TRA I PIÙ FAVOREVOLI A PAGARE DI PIÙ PER UNA MAGGIORE CONNETTIVITÀ A BORDO

In base alle previsioni, le vendite delle auto connesse a livello mondiale cresceranno da 24 milioni di unità (2015) a 72,5 milioni entro il 2035. Ma all’interno del dato globale permangono forti differenze regionali. Sul fronte della connettività a bordo dei veicoli, ad esempio, i consumatori dei vari Paesi esprimono opinioni molto differenti: in Cina e in India la quota di chi associa una maggiore connettività a maggiori benefici (rispettivamente 79% e 76%) è più del doppio rispetto a Giappone (36%) e Germania (35%). Sotto questo aspetto, come per i veicoli ibridi, i consumatori italiani rivelano una predisposizione nettamente maggiore (60%) rispetto a Stati Uniti (47%), UK (45%) e Francia (36%). Gli italiani appaiono dunque affascinati dall’idea di veicoli sempre più connessi e rivelano anche un minore timore legata alla raccolta e all’utilizzo di dati personali a fronte di una maggiore connettività: meno di 1 rispondente su 3 (31%) si dichiara preoccupato in merito; si tratta inoltre di uno dei valori più bassi a livello mondiale, considerato che anche in Cina (paese particolarmente favorevole alla connettività) la quota risulta più elevata (42%). L’opinione degli italiani rappresenta però un’eccezione rispetto alla maggior parte dei consumatori occidentali, che condividono significativi timori per il crescente numero di sensori in grado di tracciare sempre più dati e informazioni, dallo stato di manutenzione del veicolo alla sua eventuale sostituzione.

In particolare, ciò che preoccupa maggiormente è l’idea che i dati biometrici dei passeggeri possano essere schedati e diffusi da terze parti: un timore condiviso da più della metà dei clienti negli Stati Uniti (63%), in Germania (60%) e UK (57%). Considerato questo mix di timori e benefici percepiti, i consumatori sono effettivamente disposti a pagare di più per una maggiore connettività a bordo del proprio veicolo? Se all’estero permangono ancora notevoli incertezze per i consumatori italiani la risposta è decisamente positiva: solamente il 28% esprime parere contrario e si tratta del valore più basso fra i principali paesi occidentali.

TAKEAWAY

In conclusione, la prospettiva di una mobilità sempre più ibrida e connessa appare plausibile ma, nel valutare i propri investimenti, i player tradizionali e i nuovi entranti sono chiamati a tenere in considerazione alcuni aspetti fondamentali:

  • L’interesse dei consumatori per la tecnologia a guida autonoma ha subito un brusco rallentamento; ma i dubbi e i timori relativi alla sua sicurezza potrebbero essere alleviati dal rafforzamento degli standard qualitativi e dalla formulazione di un nuovo quadro normativo, per il quale i governi dovrebbero assumere un ruolo di leadership. Ciò consentirebbe inoltre all’industria automobilistica di convergere verso standard chiari e soluzioni tecnologiche condivise, riducendo al contempo i costi di compliance normativa.
  • Sebbene l’interesse per i veicoli elettrici continui a crescere, serviranno svariati decenni prima che avvenga una reale trasformazione su scala globale. Questo processo potrebbe però essere velocizzato da un deciso intervento governativo volto a incentivare l’adozione di veicoli elettrici, tramite l’imposizione di vincoli ambientali più stringenti e l’offerta di eco-incentivi particolarmente vantaggiosi.
  • I consumatori potrebbero non essere pronti a pagare un sovrapprezzo per la maggiore connettività a bordo, soprattutto a causa delle preoccupazioni legate alla sicurezza; l’Italia si muove però in contro tendenza rispetto a questo trend globale, rivelando una predisposizione nettamente più alta rispetto agli altri Paesi.

 

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