Siccità e crisi climatica stanno colpendo duramente l’agricoltura italiana e le assicurazioni si confermano uno scudo fondamentale.
UNA CRISI DI FIDUCIA
Fiducia ai minimi in agricoltura, mai così bassa nemmeno durante il Covid per colpa del caro materie prime ed energia.
È quanto emerge dall’indagine Ismea, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, condotta ad aprile sul suo panel, costituito da un campione di 795 imprese agricole e 586 industrie di trasformazione, e contenuta nel Report ‘I costi correnti di produzione dell’agricoltura: dinamiche di breve e lungo termine, effetti degli aumenti dei costi e prospettive per le imprese della filiera’ appena pubblicato’.
L’indice di fiducia ha interrotto il progressivo e rilevante recupero messo in atto nel 2021, posizionandosi mediamente su un valore di -10,6 (in una scala di valori tra +100 e -100), con punte particolarmente negative per la zootecnia da carne (-25,3) e da latte ( -13,7), riferisce Ismea.
Anche per i seminativi la fiducia si colloca su valori inferiori alla media, mostrando un crollo rispetto al trimestre precedente, inferiore per intensità solo a quello registrato dalla zootecnia da carne. Tra tutti comparti solo la vitivinicoltura e le coltivazioni legnose riescono a mantenersi su terreno positivo seppur con un marcato deterioramento dei giudizi su base congiunturale.
Dalle risposte raccolte, emerge che le difficoltà riscontrate dalle imprese agricole in questo primo scorcio d’anno non sono per la maggioranza attribuibili ad un andamento negativo del fatturato, quanto alle problematiche dal lato dei costi e dell’approvvigionamento.
I PROBLEMI DELL’AGRICOLTURA
Nel conto degli agricoltori mancano all’appello dal 70 all’88% dei volumi d’acqua richiesti, in base alle varie tipologie di frutta (dati del CER – Consorzio Emiliano Romagnolo). Un’ulteriore spinta all’abbandono dei campi, in un’Italia che perde sempre più la sua vocazione agricola.
Nel 2021 la siccità (assieme alle gelate di fine marzo e metà aprile) ha fortemente danneggiato le produzioni, in particolare in Umbria, Toscana, Marche, Emilia-Romagna e Puglia. E quest’anno Coldiretti stima che i danni per l’agricoltura saranno pari a circa 2 miliardi di euro, un dato che si inserisce in un panorama critico: in 10 anni, ricorda ancora Coldiretti, il conto pagato dal settore primario alla crisi climatica è di 14 miliardi di euro di danni, considerando le perdite della produzione nazionale e i danni alle strutture e alle infrastrutture – ovviamente in questo conto vanno anche gli eventi estremi, l’altro volto dell’emergenza climatica. Al momento, per il 2022, si parla di previsioni: non è ancora possibile quantificare con precisione i danni, condizione indispensabile per accedere ai sostegni del Fondo di solidarietà nazionale, quel che è certo però, è che i costi si impennano su più fronti. Per esempio con l’aumento delle polizze assicurative agricole, tra le colture vegetali è stato raggiunto il più alto livello di sempre: 610,8 milioni di euro di premi, con un +9% sul 2020.
LA CORSA ALLE ASSICURAZIONI
Nel 2021 è stato toccato un nuovo massimo di 8,9 miliardi di euro di valori assicurati per quanto riguarda le polizze su vegetali, animali e sulle strutture aziendali, in aumento del 5% sul 2020.
Lo rileva l’Ismea nell’edizione 2022 del “Rapporto sulla gestione del rischio in agricoltura”, a conferma di un mercato delle polizze agricole agevolate con una buona vitalità di sistema che ha saputo bene affrontare restrizioni e difficoltà logistiche e operative di un anno caratterizzato ancora dall’emergenza sanitaria. Nel comparto delle colture vegetali, che con 6,5 miliardi di euro (+4,4%) concentra quasi tre quarti del portafoglio assicurativo, si rafforza la partecipazione del Mezzogiorno. Questo conferma il graduale superamento del divario territoriale che caratterizza il mercato delle polizze contro i rischi atmosferici, storicamente sbilanciato sulle regioni settentrionali.
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