Il primo semestre del 2023 si è concluso all’insegna delle perdite elevate per i danni catastrofali. Sebbene le perdite complessive di 110 miliardi di dollari siano state inferiori a quelle del primo semestre del 2022 (120 miliardi di dollari), sono rimaste ben al di sopra della media degli ultimi dieci anni (98 miliardi di dollari, al netto dell’inflazione). Lo stesso vale per le perdite assicurate, pari a 43 miliardi di dollari (47 miliardi di dollari nell’anno precedente, con la media decennale delle perdite semestrali a 34 miliardi di dollari). Meno del 40% delle perdite complessive nella prima metà dell’anno sono state assicurate, a riprova dell’ampio gap assicurativo che persiste in molti Paesi per molteplici rischi naturali.
I DISASTRI NATURALI PIÙ COSTOSI DELLA PRIMA METÀ DEL 2023, SPECIALMENTE IN EUROPA
Il terremoto in Turchia e Siria è stato di gran lunga il disastro naturale più devastante dei sei mesi del 2023. Le perdite complessive del terremoto sono stimate in circa 40 miliardi di dollari. Come conseguenza, la percentuale di sinistri in Europa nella prima metà del 2023 è stata eccezionalmente alta. Dei circa 48 miliardi di euro di perdite complessive, solo circa 6,7 miliardi erano assicurati.
Oltre al terremoto in Turchia, le gravi alluvioni che hanno colpito l’Italia nord-orientale e i Paesi limitrofi hanno causato perdite estremamente elevate. Particolarmente colpita è stata l’Emilia-Romagna dove, dopo due anni di siccità, a maggio si sono verificati diversi episodi di piogge estreme: ben 23 fiumi hanno rotto gli argini. Un’analisi dell’evento ha concluso che nella Regione colpita,c’è una probabilità che si verifichino precipitazioni così intense e prolungate ancora una volta, in un intervallo di tempo di un anno e mezzo.
A causa dell’elevato livello di urbanizzazione, le inondazioni hanno avuto un grave impatto: le perdite complessive sono state di circa 10 miliardi di dollari (9 miliardi di euro). Tuttavia, solo 1,1 miliardi di dollari (1 miliardo di euro) di queste perdite sono state assicurate a causa del fatto che, come in molti altri Paesi, il rischio di inondazioni non è coperto dall’assicurazione edilizia standard. Come in altri Paesi europei, una maggiore penetrazione assicurativa potrebbe garantire che le persone colpite non debbano sostenere da sole le perdite o dipendere dall’assistenza esterna. Inoltre, una polizza adeguatamente concepita potrebbe aumentare l’incentivo ad adottare misure di riduzione delle perdite.
IL VECCHIO PROBLEMA: L’EUROPA È SOTTO-ASSICURATA
Gli eventi climatici estremi recenti evidenziano che l’Italia è uno dei Paesi europei più vulnerabili ai disastri naturali legati al cambiamento climatico. Gli esperti prevedono che la frequenza di questi eventi crescerà nel tempo. Tuttavia, solo una su dieci delle aziende agricole ha una copertura assicurativa contro tali rischi e la percentuale è ancora più bassa tra i proprietari di abitazioni private. Siamo in una situazione simile a un’auto che corre a alta velocità su una strada affollata, ma senza assicurazione. Secondo la Banca Centrale Europea, non siamo gli unici in Europa a trovarci in questa condizione, ma tra le principali nazioni dell’Unione, siamo certamente i più esposti.
Secondo la Banca centrale europea, “i rischi di catastrofi naturali possono influire negativamente sulle finanze pubbliche e sulla sostenibilità del debito di un Paese” e anche “sulla qualità del credito e sui tassi di finanziamento del debito“. Problemi che valgono ancora di più per chi, come l’Italia, soffre di un elevato debito pubblico. Non sorprende che, nel sottolineare l’impatto degli eventi climatici estremi sulla sostenibilità del debito pubblico, la ricerca della Banca Centrale Europea classifichi l’Italia tra i Paesi più vulnerabili sia a inondazioni che a incendi. Ciò significa che, nel futuro prossimo, le finanze italiane saranno messe a dura prova non solo da crisi economiche, ma anche da condizioni meteorologiche avverse.
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