Fino a poco tempo fa questo scenario non sembrava appartenere all’Italia: trombe d’aria che si manifestano all’improvviso, bombe d’acqua che bloccano la mobilità, allagamenti, decine di abitazioni con tetti scoperchiati e interi centri abitati che vedono la loro vita quotidiana interrotta. Eppure parliamo dei danni della recentissima ondata di maltempo in Lombardia.
Secondo il recente studio di Greenpeace, i danni degli eventi estremi collegati al clima sono pari a 20,3 miliardi in 7 anni. Oltre il 90% dei comuni è a rischio frane o alluvioni. Significa che il pericolo incombe su 7,5 milioni di cittadini. Dal 2015 al 2019 più di 28mila persone sono state evacuate a seguito di frane e inondazioni. I soldi impiegati in prevenzione sono stati pari a 2,1 miliardi, un decimo dei danni stimati.
La regione più colpita è stata l’Emilia-Romagna, seguita da Campania, Toscana, Abruzzo, Liguria. Qualsiasi forma di prevenzione da questi eventi estremi, dalla riduzione delle emissioni agli interventi sul territorio, non deve dunque essere vista come un costo, ma come un investimento che ci permette di evitare gli impatti più devastanti sul pianeta, sulle persone e sull’economia.
“Grandi quantità di pioggia cadono in un lasso di tempo sempre minore, con effetti devastanti in un Paese con una media di consumo di suolo ben al di sopra di quella europea”, afferma Paola Salvati, ricercatrice dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr. In Italia, “dal 2015 al 2019, più di 28mila persone sono state evacuate a seguito di frane e inondazioni; in molte hanno visto distrutte le loro abitazioni, 89 hanno perso la vita. Se si allarga l’analisi agli ultimi 50 anni, dal 1970 al 2019, i morti per frana e inondazione sono stati 1.670, più di 320mila gli evacuati”.
In tutto questo le polizze contro i rischi catastrofali restano una rarità: in Italia solo il 4,5% degli immobili è assicurato contro le calamità naturali che includono frane, alluvioni o terremoti.
A questo punto, dato che i cambiamenti climatici rendono sempre più frequenti gli eventi catastrofici o comunque dannosi, l’Italia dovrebbe riflettere “sulla possibilità di introdurre, come altrove, forme di assicurazione obbligatoria, semi-obbligatoria o più efficacemente incentivata sui rischi legati a catastrofi naturali“. Lo afferma il presidente Ivass Luigi Federico Signorini. “Si tratta di riflettere – continua il presidente – sul modo migliore in cui la collettività può rispondere efficacemente a questi rischi, minimizzando ex ante i costi pubblici e privati, incentivando comportamenti responsabili, scongiurando per quanto possibile il cosiddetto “rischio morale”, accrescendo la probabilità di un uso efficiente dei fondi messi a disposizione dei danneggiati, assicurando un grado sufficiente di mutualità e solidarietà tra cittadini“.
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