Quasi 8 milioni di veicoli in meno prodotti nel 2021 dall’industria automobilistica: la causa è una, ovvero i fermi produttivi legati alla carenza di chip e materiali, in marcato aumento rispetto alla previsione di maggio (3,9 milioni di veicoli). Tale perdita è valorizzabile in circa 210 miliardi di dollari (180,3 miliardi di euro) per l’industria automobilistica globale.
Questi chip sono piccole componenti dell’auto, anche dal basso valore economico (quello dei display driver è di circa 1 euro al pezzo) ma che risultano essere essenziali per la costruzione del veicolo e senza i quali la produzione è costretta ad arrestarsi.
Lo prevede la società di consulenza AlixPartners che ha rivisto le stime dell’impatto sull’industria dell’auto derivanti dalla carenza di semiconduttori e dalla elevata tensione della catena di fornitura di componenti.
“Invece di attenuarsi, la crisi dei semiconduttori è stata esacerbata da ulteriori criticità in Malesia e problemi persistenti in altri paesi, che si sono innestati su una catena di fornitura già in tensione a causa delle repentine variazioni di volumi legate al Covid nonché ad altre disruption che l’industria automobilistica sta affrontando: forte aumento dei costi delle materie prime, ulteriore accelerazione dell’elettrificazione, tensioni geopolitiche“, spiega Dario Duse, Managing Director della sede italiana di AlixPartner.
Alla carenza dei semiconduttori si legano tutta una serie di altri problemi che stanno colpendo pesantemente l’industria dell’auto, come i lockdown in Malesia, i problemi della supply chain in pandemia e i conseguenti ritardi nelle consegne.
Le operazioni di confezionamento e test all’interno del settore dei semiconduttori in Malesia sono state colpite a causa delle misure di blocco del governo all’inizio di giugno, ha affermato Ihs, aggravando le difficoltà in una supply chain già messa a dura prova. “La nostra interpretazione della situazione in Malesia, responsabile del 13% della fornitura globale di semiconduttori per l’industria automobilistica, è diventata più pessimistica”, ha affermato la società. “L’arretrato di due mesi e mezzo che si è accumulato da giugno richiederà tempo per essere smaltito e si prevede che si estenderà fino al 2022”.
I chip non sono l’unica componente che sta mettendo in crisi il settore, perché la produzione auto deve fare anche i conti con la mancanza di materie prime, acciaio, resine particolari e anche manodopera in alcuni Paesi – perché non funzionano più i cuscinetti del welfare state pubblico davanti alle brusche frenate nella produttività. Dan Hearsh, managing partner di AlixPartners, ha affermato: “Nel settore automobilistico, non ci sono più ammortizzatori in grado di assorbire gli shock quando si tratta di attività produttive o approvvigionamento dei materiali. In sostanza, qualsiasi carenza o interruzione della produzione in qualsiasi parte del mondo colpisce le aziende di tutto il mondo e gli impatti sono ora amplificati da tutte le altre carenze”.
Un’altra situazione in cui il ruolo delle assicurazioni e soprattutto dei broker consulenziali come PCA può rivelarsi una risorsa strategica per superare queste criticità.
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